giovanni arpino

Proprietà della fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo

(Olio su tela cm 100×100 -1984)

Guardare per credere

di Giovanni Arpino

Un interrogativo circola da tempo (e da tempo inquieta) tra chi si occupa o pretende occuparsi d’arte. E suona così: per l’arte vi sono assessorti, vocrintendenze, organizzazioni e “spazi” di ogni sorta, vi sono accademie e risse di critici, vi sono maturalmente i musei. Ma dove è finito l’artista?

In un libro tanto esile quanto fondamentale, il crito e storico Jean Clair ha stilato “considerazio sullo stato delle belle arti” che andrebbero mandate a memoria. Anche lui è “per” l’artista e “contro” le organizzazioni spudorate, magari dotte ma troppo furbe e troppo fumose.

Ho speso queste parole solo per anticiparvi un invito: guardate i quadri di Ennio Onnis. Guardateli e riguardateli e pensateli. L’artista c’è. Secondo il mai dimenticato Luigi Carluccio (nel ’78) Onnis non solo conduce una battaglia infernale e paridisiaca con il colore, ma determina contenuti che coinvolgono giudizi sulla nostra società, sul nostro essere o non essere creature umane. Secondo Marziano Bernardi, altro indimenticabile studioso d’arte (lo scritto è del ’76) il torinese di nome sardo, Onnis, è un figurativo – con le allucinazione che la “figura” oggi impone, deforma, esige, offre – che colpisce per tensione severa e nobile, per il grado di “forza che esprime.

Guardate e giudcate e ripensate questa “forza”, e i materiali pittorici che la nustrono. Figlio di un secolo tormentatissimo, Ennio Onnis è pittore che inventa, disfa, rimuove, rischia, dal ritratto alla configurazione simbolica. È un testimo di dubbi – ma sempre pittorici e conclusi– seduta alle nostre spalle. È una “macchina della verità” pittorica. Guardare per credere e magari spaventarsi, però con infinita ed umana passione. Il pittore che “è” abbia il dolore ma anche il plasuo che merita.

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